Rinnovare, riqualificare, ricollocare: impatto Covid su digitale e nuove skills

In risposta alla pandemia, il 43% delle aziende italiane sta accelerando l’implementazione di processi di digitalizzazione, mentre solo il 9% li ha temporaneamente sospesi. Al contempo, le prospettive per la forza lavoro in Italia permangono positive, con un numero maggiore di posti di lavoro creati rispetto a quelli eliminati. E l’85% delle aziende che hanno avviato un processo di automazione dichiara di voler aumentare o mantenere il numero dei propri dipendenti. Si tratta di alcune evidenze della ricerca di ManpowerGroup dal titolo Skills Revolution Reboot sull’impatto del Covid-19 sulla digitalizzazione e sulle nuove competenze.

Automatizzare subito o posticipare?

I settori che prima della pandemia avevano rallentato processi di automazione, ora stanno recuperando. Finanza, assicurazioni, immobiliare e servizi alle imprese stanno raddoppiando l’impegno per implementare processi di digitalizzazione come conseguenza della crisi, in particolare per quanto riguarda le mansioni amministrative e a contatto con il pubblico. I settori maggiormente colpiti dalla crisi all’inizio, tra cui quello manufatturiero, l’edilizia e il retail, si dividono tra quelli volti all’automazione e alla digitalizzazione per adattarsi rapidamente e quelli che adottano un approccio da cauti osservatori e sospendono i propri progetti. In Italia il 40% dei datori di lavoro ha in programma di incrementare l’automazione, un dato che a livello globale si attesta invece al 21%.

La ripresa economica è a forma di K

Secondo la ricerca si sta assistendo alla progressiva affermazione di una ripresa economica a forma di K, ovvero con una curva in calo e una in crescita, che corrispondono ai profili più o meno richiesti. Alcuni settori e persone si stanno riprendendo più rapidamente e meglio, nei settori in crescita e con skills fortemente richieste, mentre altri sono a rischio o stanno ulteriormente perdendo terreno. Mentre le aziende si trasformano e implementano processi di digitalizzazione, mutano anche le esigenze in termini di skills. Entro il 2025, le mansioni lavorative saranno suddivise al 50% tra uomini e macchine, mentre 97 milioni di nuove occupazioni saranno richieste nei settori AI, green economy e attività connesse all’assistenza.

La Skills Revolution

Questa Skills Revolution, unita alla crisi, accelera la richiesta di skills sia trasversali sia tecniche. Le soft skills, quali la comunicazione, la gestione del tempo e delle priorità, l’adattabilità, il pensiero analitico, l’empatia e la capacità di prendere iniziative, sono più che mai valorizzate e richieste dalle aziende. Le aziende stanno infatti comprendendo che hanno bisogno di persone aperte all’apprendimento, agili rispetto alle nuove mansioni e pronte e resilienti. In Italia circa il 30% delle aziende investe sulle soft skills. Oggi, infatti, il modo di pensare analitico e la capacità comunicativa rappresentano solo alcune delle soft skills utili per creare maggiori opportunità di lavoro e resilienza a lungo termine, mantenendo vivo il desiderio di apprendere e crescere professionalmente.