Musei pubblici e digitale: un potenziale di crescita ancora ampio

I musei italiani appaiono ancora indietro nell’adozione di strumenti digitali. In particolare, meno di un terzo (31,2%) offre ai visitatori video e/o touch screen per la descrizione e l’approfondimento delle opere, solo il 27,5% è dotato di QR Code e/o di Wi-Fi nelle strutture, meno di uno su cinque mette a disposizione applicazioni per tablet e smartphone, poco più di uno su cinque (22,4%) è dotato di supporti multimediali. E il 34,8% non ha ancora digitalizzato i beni esposti al pubblico e il 37,8% quelli conservati in archivio. E se solo poco più di 1 museo su 5 organizza convegni, conferenze e seminari online o tour virtuali, il 37% degli istituti culturali in Italia non è ancora presente sul web con un proprio sito dedicato. Inoltre, la biglietteria online è presente solo in 1 ente su 5. È quanto emerge dallo studio Musei pubblici, un patrimonio strategico per il sistema Italia, condotto da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Aditus.

Con strumenti 4.0 ricavi fino al 66% in più

Secondo lo studio, l’intero sistema dei musei pubblici italiani nel 2019 ha generato 242,4 milioni di euro di ricavi da ingressi. Un dato in crescita del 10,8% dal 2012, ma che equivale alla somma dei ricavi di appena 5 dei musei e monumenti più visitati d’Europa: Louvre, Tour Eiffel e Musee d’Orsay in Francia, Prado e Museo Reina Sofia in Spagna. Se i musei pubblici introducessero strumenti e logiche 4.0, digitalizzando l’esperienza di visita, ottimizzando le tariffe e ampliando l’offerta di servizi disponibili, i ricavi aumenterebbero fra il 44% e il 66%.

Servono nuove logiche di gestione

Il settore museale potrebbe essere un volano per lo sviluppo del Paese. L’effetto moltiplicatore economico e occupazionale consentirebbe infatti di attivare 237 euro distribuiti in tutti i settori economici per ogni 100 euro investiti nelle attività museali e culturali, e 1,5 occupati esterni al comparto per ogni posto di lavoro creato al suo interno.
Per rafforzare la competitività dei musei pubblici, e sostenerne lo sviluppo, serve ridare centralità al visitatore e investire nell’ampliamento dell’offerta dei servizi museali e culturali, integrando prodotti aggiuntivi e il canale digitale nell’esperienza di visita del museo. Anche introducendo nuove logiche di gestione e metodi di comunicazione e marketing digitali.

Ma 8 regioni su 20 hanno ridotto numero di enti culturali

Di fatto, nonostante i ricavi dei musei statali siano cresciuti, il 37% degli enti statali e il 45% di quelli pubblici non statali sono a ingresso completamente gratuito. Anche il 51% dei visitatori negli enti statali e pubblici non statali è a titolo gratuito, con valori particolarmente elevati negli enti statali (58%). Inoltre, se il patrimonio museale in Italia è distribuito sul territorio le performance di attrazione sono molto differenziate. Otto regioni su venti hanno ridotto numero di enti culturali. Il Lazio, con il 7% del patrimonio nazionale, attrae un quarto dei visitatori annuali totali in Italia, e la grande maggioranza dei ricavi si concentra in sole tre regioni: Lazio, Campania, Toscana.