Author Archives: Gerardo Tartaglia

Top manager, le mosse per cogliere le opportunità di lavoro e crescita professionale

È un momento eccellente per i top manager desiderosi di dare una svolta alla loro carriera. Lo afferma Executive Hunters, il marchio di Hunters Group, un’azienda specializzata nella ricerca e selezione di personale. Federico Mataloni, Senior Partner di Executive Hunters, sottolinea che gli ultimi due anni sono stati estremamente positivi per l’intero mercato del lavoro, in particolare per il mondo executive, con un aumento delle richieste del 10% negli ultimi mesi. 

I settori più dinamici

Il panorama generale è confortante, ma alcuni settori stanno crescendo più degli altri, come la green economy, l’efficientamento energetico, l’industria 4.0, l’automazione industriale, la robotica, l’Ict, il fintech, il foodtech e il settore healthcare. Si stanno verificando riorganizzazioni, espansione delle strutture, successioni generazionali e spesso operazioni di fusione e acquisizione, supportate dalla crescita del Private Equity. In questo contesto competitivo e con una crescente domanda di leader esperti, emergere nel modo giusto è essenziale per fare la differenza, sia per i profili junior, middle che top del mercato del lavoro.

Distinguersi in cinque step

Executive Hunters ha individuato cinque step per distinguersi e sfruttare le opportunità di lavoro e crescita professionale. Primo, investire nel proprio personal branding: Non basta avere un profilo LinkedIn statico, è fondamentale mantenerlo aggiornato evidenziando competenze, esperienze lavorative e qualifiche. LinkedIn è uno strumento essenziale per farsi notare sia dagli Executive Search che dai dipartimenti HR aziendali. Ottimizzare il potenziale dei social media è cruciale. Secondo, fare networking: utilizzare LinkedIn per ampliare la propria rete di contatti e collegarsi con figure di interesse come head hunter (preferibilmente executive) o C-Level, iniziando da un’attenta analisi del contesto (Hr Director, Ceo, Presidenti). Molte opportunità di lavoro per posizioni executive sono gestite attraverso contatti personali. Le relazioni sono fondamentali per aprire nuove opportunità professionali. Terzo, partecipare a eventi professionali e di networking: eventi organizzati da associazioni di categoria, stakeholder, università e media offrono ottime opportunità per incontrare head hunter e professionisti del settore. Essere concisi, focalizzati ed efficaci durante un “elevator pitch” può attirare l’attenzione in un ambiente altamente competitivo.

Career Counsulting e up-skilling

Il quarto passo da compiere, se possibile, è quello di affidarsi a un Career Provider. Il Career Consulting aiuta a individuare i migliori percorsi di carriera, valorizzare il proprio potenziale e pianificare la crescita professionale. Infine, quinto e ultimo, serve investire in up-skilling: frequentare un Executive MBA dimostra la volontà di investire nella formazione e crescita professionale, essenziale per aspirare a ruoli di leadership. L’esperienza acquisita durante un Executive MBA aumenta significativamente le possibilità di essere valutati positivamente durante un processo di selezione.

Allestimento per negozi: come misurare i risultati

L’allestimento è un aspetto fondamentale di ogni attività commerciale. La disposizione dei prodotti, l’illuminazione, l’arredamento e il design del punto vendita sono tutti elementi che possono influire sull’esperienza d’acquisto dei clienti e sulle vendite.

Ma come si misurano i risultati dell’allestimento per negozi? È possibile capire cosa sta funzionando e su cosa possiamo lavorare per migliorare le vendite?

Questo è proprio ciò di cui parleremo di seguito, fornendo tutti  i consigli utili che gli imprenditori possono considerare per valutare l’efficacia dell’allestimento di ogni attività.

L’importanza della misurazione dei risultati

Misurare l’efficacia dell’allestimento di un negozio è importante per diverse ragioni.

Innanzitutto, permette agli imprenditori di capire se l’allestimento attuale stia funzionando o se ci sono degli elementi che possono essere migliorati.

In secondo luogo, aiuta a identificare le tendenze e le preferenze dei clienti, che possono essere utili per la pianificazione futura dell’allestimento e degli spazi.

Infine, la misurazione dei risultati può aiutare i gestori di ogni punto vendita anche ad identificare i prodotti che stanno vendendo meglio, in modo da poter aggiornare e migliorare l’assortimento di prodotti.

Le metriche da utilizzare

Ci sono diverse metriche che gli imprenditori possono utilizzare per misurare i risultati dell’allestimento per negozi. Ecco alcune delle più importanti:

Vendite totali: la metrica più ovvia da utilizzare è quella delle vendite totali. Questa metrica indica quante vendite sono state effettuate durante un determinato periodo di tempo. Bisognerebbe dunque confrontare le vendite totali prima e dopo il cambio di allestimento del negozio per capire se ci sono state migliorie o peggioramenti.

Vendite per settori: un’altra metrica importante da considerare è quella delle vendite per settori. Questa metrica indica quante vendite sono state effettuate in ogni singola area del negozio, e questo dato può aiutare gli imprenditori a capire se ci sono aree del negozio che non stanno funzionando bene e che potrebbero essere utilizzate meglio.

Conversioni: questa metrica indica quanti clienti hanno effettuato un acquisto rispetto al numero totale di visitatori del negozio. Il numero di conversioni può aiutare gli imprenditori a capire se ci sono problemi con l’allestimento del negozio che impediscono ai clienti di effettuare acquisti.

Tempo medio di permanenza in negozio: il tempo medio di permanenza in indica quanto tempo i clienti trascorrono all’interno del negozio. Questa metrica può aiutare gli imprenditori a capire se gli allestimenti attuali siano in grado di attrarre i clienti e se i clienti stessi stiano trascorrendo abbastanza tempo all’interno del negozio per effettuare acquisti, o se ad esempio risulti essere difficile individuare i prodotti desiderati tra quelli esposti.

Nuovi clienti: questo parametro indica quanti clienti hanno visitato il negozio per la prima volta durante un determinato periodo di tempo. Essere in possesso di questo dato può aiutare a capire se gli allestimenti del negozio sono in grado di attrarre nuovi clienti e se ci sono problemi per i quali i nuovi clienti preferiscono non tornare.

Feedback dei clienti: infine, il feedback dei clienti è un’altra importante metrica da tenere in considerazione. Gli imprenditori potrebbero chiedere ai clienti di fornire un feedback sulla loro esperienza in negozio e sugli allestimenti in generale. Questo feedback può aiutare a capire cosa funziona e cosa non funziona nell’allestimento del punto vendita e a identificare le aree che possono essere migliorate.

Conclusioni

Come è evidente, l’allestimento è un aspetto fondamentale per ogni tipo di attività commerciale, dai piccoli negozi ai grandi franchising.

In alcuni casi è sufficiente passare ad altro tipo di scaffali o espositori per aumentare le vendite (in questo senso vanno attualmente forte gli espositori in cartone, altamente personalizzabili), in altri casi è necessario rivedere il layout del punto vendita e l’organizzazione interna.

A prescindere, misurare l’efficacia dell’allestimento del proprio negozio è importante per capire se ci sono aree che possono essere migliorate e per identificare le tendenze e le preferenze dei clienti.

La metriche a disposizione degli imprenditori consentono proprio di misurare i risultati che l’attuale allestimento è in grado di di raggiungere, oltre a comprendere se sia proprio questo l’aspetto su cui lavorare necessarie per migliorare l’esperienza d’acquisto dei clienti e aumentare le vendite  in negozio.

Disuguaglianza, progresso e aziende: come ridurre le disparità?

Le disparità sociali non ostacolano solo il progresso di individui e singoli Paesi, ma anche delle aziende. In questo contesto è quindi indispensabile che imprese e governi promuovano una cultura dell’uguaglianza. Il sondaggio condotto da Ipsos ad aprile 2023, What Worries the World, rileva che oltre il 30% degli intervistati a livello globale identifica la disuguaglianza come una delle principali preoccupazioni, seconda soltanto all’inflazione.
Dalle discriminazioni di genere ed etniche alle disparità basate su orientamento sessuale, classe sociale, età, religione, disabilità, le disuguaglianze si manifestano in varie forme, incidendo non solo sull’accesso alle risorse e su un’iniqua distribuzione della ricchezza e del reddito, ma anche sui risultati finanziari delle aziende.

I brand possono fare la differenza

Esiste una chiara motivazione morale per affrontare la disuguaglianza, ma non si deve sottovalutare anche una forte motivazione reputazionale.
La maggioranza dei consumatori (59%) negli Stati Uniti, ad esempio, ritiene giusto che un brand o un’azienda comunichi la propria posizione nel combattere le disuguaglianze. In questo contesto, le aziende hanno un ruolo sempre più attivo, e molti sostengono che le imprese, più dei governi, abbiano l’opportunità di apportare cambiamenti significativi nella società. A essere più inclini verso questa linea sono soprattutto i giovani. Infatti, emerge un divario tra le generazioni, che evidenzia visioni contrastanti sull’uguaglianza.

Valori in evoluzione di cui le imprese devono tenere conto

Le generazioni più giovani sono più propense a vedere la disuguaglianza attraverso una lente identitaria, sottolineando le disparità razziali e di genere. Il crescente divario di aspettative tra i giovani e i loro predecessori richiede attenzione. Per colmare questo divario aziende e brand devono, quindi, allinearsi ai valori in evoluzione e riconoscere le prospettive uniche di ciascuna generazione.
In un’epoca in cui cresce l’attenzione verso le tematiche D&I e si sviluppano piano ESG, brand e aziende devono implementare nuove strategie di innovazione, sfruttare appieno il potenziale dei propri dipendenti e mostrare azioni positive che siano coerenti con i valori aziendali.

L’analisi dei dati è il primo passo per un cambiamento duraturo

Tra le strategie chiave che le organizzazioni possono mettere in atto per creare e promuovere un cambiamento duraturo rientrano anzitutto le misurazioni solide dei dati aziendali per identificare le disuguaglianze all’interno delle organizzazioni. Poi, occorre uniformare le opportunità di avanzamento, affrontare i pregiudizi inconsci nei processi di valutazione, e sviluppare interventi su misura fissando obiettivi chiari per colmare le lacune e promuovere una cultura dell’uguaglianza.
La disuguaglianza priva le organizzazioni del pensiero migliore e di approcci diversi alla soluzione dei problemi. L’obiettivo è garantire a tutti la possibilità di contribuire in base alle proprie capacità, sentirsi valutati in modo equo ed essere retribuiti di conseguenza.

Franchising in Italia: quali numeri, tendenze e futuro?

Nel 2022 prosegue la crescita del comparto franchising in Italia, che rispetto all’anno precedente incrementa numero di punti vendita (61.162, +2,2%) e addetti occupati (252.848, +6,2%). raggiungendo un fatturato di 30,9 miliardi euro (+7,1% rispetto al 2021).
Un risultato positivo trainato, in parte, da un mercato del lavoro più reattivo e dal risparmio accumulato dalle famiglie, fattori che hanno contribuito ad ammortizzare gli effetti negativi dell’inflazione. Nel 2023 si prospettano però segnali di rallentamento, legati al perdurare della spinta inflazionistica e ai suoi effetti sul reddito disponibile delle famiglie. Si prevede quindi un aumento del fatturato nell’ordine del +3%, con un tasso di crescita più contenuto rispetto all’anno precedente. 
È quanto emerge dal Rapporto Assofranchising Italia 2023 – Strutture, Tendenze e Scenari, realizzato da Nomisma.

I settori merceologici più performanti

La media di personale per punto vendita è di 4,1 unità. Rimangono stabili le insegne operative (954), dopo la contrazione del 2020 (-103) e la crescita del 2021 (+78). Una solidità che deriva dalla forte dinamicità del settore, che ha visto la cessazione di alcune insegne nell’ambito dell’abbigliamento per bambini e bar-gelateria, e parallelamente, la crescita di nuovi franchisor nei segmenti ristorazione, casa e servizi. 
Considerando i settori merceologici più performanti al primo posto la GDO, che con un giro d’affari che supera 11 miliardi di euro, incide per il 37% sul fatturato complessivo, seguita dal comparto abbigliamento (oltre 7,5 miliardi), servizi (4,5 miliardi), e ristorazione (oltre 3,2 miliardi). 

Un modello vincente 

Nel 2022 le reti in franchising attive sono 954, di cui 923 italiane (97%). Il Nord Ovest è al primo posto per numero di franchisor, seguito da Nord Est e Centro Italia. In crescita, con 199 reti attive, l’area del Sud e delle Isole.  Tra i settori più rappresentati nella penisola, al primo posto, quello dei servizi (255 reti), seguito da ristorazione (181) e abbigliamento (180).  Il settore merceologico preponderante è appunto quello dei servizi, con 17.373 punti vendita (28% sul totale), seguito dall’abbigliamento (14.881, 24%) e dal commercio specializzato (8.321, 14%). 
La regione con il maggior numero di punti vendita è la Lombardia (9.955 store), seguita da Lazio (6.734), Campania (4.805), Emilia-Romagna (4.757) e Sicilia (4.665). 

e-commerce e investimenti in digital technology

La tecnologia sta dando un grande impulso al comparto e sarà sempre più un asset strategico di competitività: un brand su 2 possiede un canale e-commerce attivo già da prima del 2020.
Cresce poi la quota di fatturato derivante dalla vendita e-commerce (+8,7%) e si prevede un ulteriore incremento fino al 12,8% per il 2023. Di fatto, nel prossimo triennio l’84% delle imprese è propenso ad investire in digital technology per migliorare le performance economico-finanziarie, e la gestione della propria rete.

Megatrend globali: le aziende li affrontano con la scienza

A livello globale stiamo affrontando sfide dettate dal cambiamento climatico, scarsità di risorse, cambiamento demografico e sociale, e sinergia tra mondo fisico e digitale. Secondo il rapporto State of Science Index 2023 di 3M, l’84% degli italiani riconosce il legame tra la scienza e il ruolo che svolge nel migliorare la qualità della vita.
“La scienza e l’economia, così come la società e la tecnologia si stanno evolvendo ad una velocità senza precedenti – afferma Maurizio Asti, Managing Director 3M in Italia e Sud Est Europa -. Come azienda globale affrontiamo con impegno le sfide poste dai megatrend. Mettiamo in campo le nostre capacità di collaborare e il nostro spirito innovativo per assicurarci che noi e i nostri clienti possiamo sviluppare soluzioni che abbiano un impatto reale, e che nel lungo periodo siano in grado di conciliare in modo efficace le esigenze del business, della società e dell’ambiente”.

Affrontare le sfide globali attraverso l’innovazione

In un periodo storico in cui l’impatto delle tendenze globali continua a plasmare il nostro quotidiano, 3M si impegna ad applicare le più evolute potenzialità della scienza per fornire soluzioni significative per il progresso della società. Il 93% degli italiani ritiene che la scienza possa aiutare a minimizzare gli effetti del cambiamento climatico. Ne è un esempio il catalizzatore nanostrutturato all’iridio di 3M, che riduce la quantità di iridio, un metallo prezioso raro, necessaria per soddisfare i severi requisiti di efficienza e durata degli elettrolizzatori ad acqua. In questo modo, è possibile rendere la produzione di idrogeno verde più conveniente, efficiente e accessibile.

Meglio il trasporto pubblico elettrico

Il 95% degli italiani ritiene inoltre che il trasporto pubblico elettrico sia affidabile. Tra le soluzioni 3M a portfolio per rispondere a quest’esigenza spicca il TB5000 Thermal Barrier material, che migliora la sicurezza delle batterie dei veicoli elettrici proteggendo le celle adiacenti dall’energia prodotta da una cella guasta. In questo modo, forma una barriera ignifuga e isolante dal punto di vista elettrico e termico che impedisce di conseguenza la diffusione dell’evento termico.

L’impatto economico della carenza di manodopera qualificata

Il 91% degli italiani, poi, teme conseguenze negative se il Paese non riuscirà a risolvere il problema della carenza di manodopera qualificata, a partire dall’impatto economico negativo fino all’abbandono delle infrastrutture pubbliche e al declino della qualità complessiva. Nell’intento di affrontare questa problematica, aumentando al contempo la produttività e la qualità della produzione, 3M propone la tecnologia del sistema robotico per la riparazione della Vernice Finesse-it, che si avvale di sistemi di visione di terze parti per identificare e riparare automaticamente i più comuni difetti di verniciatura sulle linee di produzione automobilistica.

Sostenibilità e bollette: gli italiani preferiscono il “solare” 

Per gli italiani la sostenibilità va a braccetto con la necessità di contenere i costi delle bollette, e tra chi è già in possesso di un impianto fotovoltaico (33,4%) tra le motivazioni che hanno spinto all’installazione, oltre alla sostenibilità e all’abbattimento dei costi, c’è anche il desiderio di indipendenza energetica (58,4%). La scelta dell’azienda a cui affidarsi è guidata dalla possibilità di usufruire di incentivi statali e detrazioni fiscali (77,9%), ma anche da poter delegare le questioni burocratiche e ingegneristiche (60,4%) e dalla qualità delle componenti (37,6%) affiancata dalla reputazione dell’azienda stessa (35,9%). Sono alcune evidenze emerse dalla survey condotta da Otovo, marketplace dedicato alla vendita online e installazione di pannelli fotovoltaici per il mercato residenziale. 

Chi ha già installato un impianto non si pente della scelta 

Se a fronte delle scelte compiute, e dell’attuale situazione relativa agli incentivi, il 72,5% degli intervistati ripeterebbe la propria scelta di installare un impianto fotovoltaico, chi ancora non è passato al solare non lo ha fatto soprattutto per l’incertezza della situazione relativa ai bonus statali (39,2%). Ma anche per la difficoltà nel trovare l’azienda giusta a cui affidarsi (33,3%) e per la mancanza di sopralluogo prima dell’installazione (17,2%). A queste motivazioni va aggiunta anche l’impossibilità, riscontrata in molti casi, di procedere con l’implementazione di pannelli solari a causa di vincoli paesaggistici (15%), elemento attualmente risolvibile da Otovo grazie alla rinnovata disponibilità nella gestione di pratiche sottoposte a questo vincolo. 

Senza il Superbonus il fotovoltaico è ancora più conveniente 

A differenza di quanto si possa pensare, la fine del Superbonus e dello sconto in fattura hanno permesso al fotovoltaico di diventare ancora più conveniente. Non dovendo più sostenere gli oneri verso la banca, il preventivo oggi non viene più rincarato dal costo della cessione. Inoltre, viene applicato lo sconto detraibile in 10 anni dell’effettivo 50% grazie alla detrazione fiscale. Come conseguenza, anche i prezzi dei fornitori si sono ridotti notevolmente, perché in precedenza erano ‘tarati’ su una domanda superiore. “In Italia siamo ancora indietro nell’implementazione dell’energia solare rispetto agli altri paesi europei, e questo è un peccato perché le ore di sole e la nostra posizione geografica ci offrono un grande potenziale di utilizzo – commenta Fabio Stefanini, Managing Director di Otovo Italia, Svizzera, Austria e Germania. 

L’attenzione all’ambiente resta forte anche tra chi non è ancora passato al solare 

“L’indagine che abbiamo svolto ha evidenziato anche come le potenzialità di un impianto solare non siano ancora ben comprese – continua Stefanini -, basti pensare che solo il 37% dei rispondenti ha indicato correttamente 4 o 5 anni come tempo di rientro dell’investimento, mentre il 61% ha scelto 10 anni, quasi il doppio”. Viene invece riservata grande attenzione all’ambiente, riporta Askanews, che resta una delle motivazioni principali anche per chi ancora non ha installato un impianto (49,5%). C’è infatti più consapevolezza per quanto riguarda l’impatto ambientale, dove il 64% degli intervistati ha indicato un risparmio di CO2 di 2.000kg l’anno.

Whatsapp e Facebook sono i social network più utilizzati dagli italiani

I social network sono ormai dei compagni fissi delle nostre vite. Ma quali sono quelli più utilizzati dagli italiani? A questa domanda, e ad altri dubbi ad essa collegati, risponde il Rapporto Italia 2023 recentemente presentato da Eurispes. Si scopre così che nel nostro Paese i social più usati sono WhatsApp (73,9%), Facebook (67,5%), Telegram (34,4%) e Twitter (25,9%). Per quanto riguarda le piattaforme di condivisione multimediale, YouTube è al primo posto (59,2%), seguito da Instagram (46,8%) e TikTok (26,5%). Il 23,2% degli italiani utilizza Linkedin, il social dedicato allo sfera professionale.   Pinterest (18,4%) e Snapchat (11,7%) sono meno popolari. Tinder, Meetic, Badoo e altri interessano il 10% dei partecipanti, mentre una quota analoga si collega a Onlyfans (9,7%).
Tra i motivi che spingono le persone a collegarsi ai social network,, ne emergono principalmente tre: trascorrere il tempo (23,5%), mantenere i contatti con gli amici (21,4%) e rimanere informati su argomenti ed eventi di interesse (18,1%).

Buona consapevolezza dei rischi associati all’uso dei social

È stata rilevata una buona consapevolezza dei rischi associati all’uso dei social network: il 69% ritiene che possano influire negativamente sulle interazioni sociali, il 66,6% solleva la questione della dipendenza digitale, il 68,8% sottolinea che i social contribuiscono alla diffusione delle fake news e il 66,3% li ritiene pericolosi per la privacy. Un altro problema preoccupante riguarda la navigazione in anonimato, che può incoraggiare comportamenti aggressivi, offensivi e intimidatori (66,9%). Infine, per gli italiani l’uso dei social: è utile per il lavoro (64%); favorisce atteggiamenti razzisti e discriminatori (63,4%); deve essere regolamentato e controllato maggiormente (56,2%); dovrebbe essere consentito solo ai maggiorenni (51%); stimola la creatività (47,8%). Per il 45,8%, invece, dovrebbe essere completamente libero e senza censure.

Il primo smartphone? Il più tardi possibile

Quando si tratta dell’età appropriata per ottenere uno smartphone, il 34,8% degli italiani è d’accordo sul fatto che i ragazzi dovrebbero riceverlo il più tardi possibile. Per il 22,6%, l’età adatta è compresa tra i 14 e i 15 anni, mentre il 16,6% pensa dai 16 anni in poi. 

Il device non si molla, neanche a tavola, a letto e… al volante 

L’indagine ha registrato un aumento dell’uso del telefonino a letto, al risveglio o prima di dormire (73,3% rispetto al 59,2% nel 2018). Anche l’uso del telefono durante i pasti è più diffuso oggi, sia quando si è soli (dal 58,2% nel 2018 al 64,4% nel 2023) sia quando si è in compagnia (dal 31,6% nel 2018 al 33,9% nel 2023). Inoltre, c’è un aumento delle persone che utilizzano il telefono quando sono fermi ai semafori (dal 30,6% al 32,7%) o alla guida (dal 23% al 28%). Molti continuano a usare il telefono mentre camminano (dal 54,3% nel 2018 al 55,1% nel 2023).

Quanto pesa l’invecchiamento demografico sul debito pubblico? 

L’invecchiamento della popolazione sta avendo un impatto significativo sulle finanze pubbliche a livello globale. Questo avvertimento è stato lanciato dal Financial Times, basandosi sui dati delle agenzie di rating. Gli aumenti recenti dei tassi di interesse, combinati con l’aumento delle pensioni e dei costi sanitari, stanno mettendo a dura prova le finanze dei governi, secondo Moody’s, S&P e Fitch. Senza riforme radicali, è probabile che si verifichino ulteriori declassamenti dei rating globali, creando un circolo vizioso di oneri fiscali più elevati e crescenti costi di indebitamento. La Federal Reserve statunitense, la Banca centrale europea e la Banca d’Inghilterra hanno tutte aumentato i tassi di interesse questo mese ai livelli più alti dalla crisi finanziaria, incrementando così i costi del servizio del debito dei governi.

“Il futuro è arrivato”

Secondo Moody’s Investors, “in passato, i dati demografici erano considerati una questione a medio-lungo termine. Ora, il futuro è arrivato ed è già evidente l’impatto sui profili di credito sovrano”. Fitch, invece, sostiene che “sebbene i dati demografici si muovano lentamente, il problema sta diventando sempre più urgente” e che “più a lungo i governi rimandano l’azione, più dolorosa sarà l’azione stessa”.
Le agenzie di rating affermano che l’aumento dei costi di indebitamento sta aggravando l’impatto sui cambiamenti nella popolazione in età lavorativa, nonché il colpo alle finanze pubbliche derivante dall’aumento delle spese sanitarie e pensionistiche. Ciò ha influenzato le prospettive del debito nell’Unione Europea, dove la percentuale di persone sopra i 65 anni passerà dal 20% attuale al 30% entro il 2050, e lo stesso avverrà in Giappone e negli Stati Uniti.
Secondo uno stress test condotto da S&P, un aumento del 1% dei costi di indebitamento aumenterebbe di circa 40 punti percentuali il rapporto debito/prodotto interno lordo per Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti entro il 2060, portandolo a -60 punti percentuali.

I profili più critici? Nei paesi dell’Europa centrale e meridionale

Gli analisti sottolineano che i paesi dell’Europa centrale e meridionale presentano i profili demografici più critici. La Germania, ad esempio, sta affrontando uno dei tassi di invecchiamento più rapidi a livello mondiale, mentre la Spagna si trova ad affrontare un deficit strutturale nel sistema pensionistico e la Francia affronta sfide nella gestione finanziaria. Al contrario, la Grecia è stata elogiata per le riforme radicali apportate al suo sistema pensionistico dopo la crisi del debito. Diversi paesi asiatici, come Corea, Taiwan e Cina, stanno affrontando un peggioramento delle prospettive a causa delle pressioni demografiche.

Il rischio declassamento per metà delle maggiori economie mondiali

S&P ha dichiarato a gennaio che entro il che circa la metà delle maggiori economie mondiali sarà declassata a spazzatura entro il 2060, rispetto all’attuale livello di circa un terzo, se non verranno prese misure per ridurre i costi dell’invecchiamento della popolazione e ha stimato che, in assenza di riforme alle politiche fiscali legate all’invecchiamento, il governo “tipo” avrebbe un deficit del 9,1% del PIL entro il 2060, un enorme aumento dal 2,4% nel 2025. 

Cybersecurity: nel 2022 in Italia 28 mila incidenti di sicurezza 

Il 2023 Y-Report di Yarix l’anno scorso ha rilevato 28.493 incidenti di sicurezza di gravità media, alta e critica, con un incremento significativo nell’ultimo trimestre dell’anno. Una conseguenza delle numerose vulnerabilità critiche emerse sugli applicativi di largo consumo. Dei 175.045 eventi di sicurezza intercettati, Gdo (12%) e Moda (11%) hanno rappresentato i comparti più colpiti, insieme al sistema bancario e finanziario (10%) e all’Industria Chimica (9%). Il Manufacturing (23%), l’industria dei Servizi (14%) e il Food and Beverage (11%) sono invece risultati i settori più esposti a incidenti con un livello di gravità ‘alto’ o ‘critico’.

Italia bersaglio del ransomware

A livello globale, l’Italia rientra nella lista dei 5 Paesi più targettizzati da attacchi ransomware, preceduta solamente da Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Germania. L’Italia spicca quindi per l’incidenza di ransomware, uno dei maggiori fattori di rischio per la sicurezza delle aziende e del sistema Paese. Lockbit, insieme ad AlphV/BlackCat e Hive, resta tra i gruppi più attivi. Tra gli obiettivi privilegiati dei gruppi ransomware svettano le Strutture commerciali, davanti ai Servizi Finanziari, l’Industria Edile, il Legal & Business e il Retail & ingrosso.

In crescita complessità delle tecniche, tattiche e procedure utilizzate

Tra le novità dell’anno, Yarix segnala la nascita di 38 nuove ransomware gang costituite nel 2022, e sempre più abili nel non lasciare tracce, rendendo più complessa l’identificazione del punto d’ingresso degli attaccanti, e dunque della vulnerabilità. In crescita, inoltre, la complessità delle tecniche, tattiche e procedure (TTP) utilizzate. Guardando agli infostealer, software malevoli atti al furto di dati, l’Italia si posiziona nella top 20 mondiale, e al 5° posto a livello europeo per credenziali esfiltrate, preceduta da Polonia, Francia, Germania, Spagna.

I trend del 2022

Tra le tendenze che hanno caratterizzato le attività dei gruppi criminali nel 2022, Yarix evidenzia come alcuni gruppi ransomware abbiano bandito il settore sanitario dai loro obiettivi. Inoltre, numerose famiglie ransomware sono state aggiornate per rendere i gruppi ransomware ancora più aggressivi ed efficaci nel colpire le grandi aziende. E ancora, sono in aumento i servizi di tipo RaaS, e crescono gli affiliati ai gruppi criminali, oltre a crescere la tendenza di rendere note le chat tra i gruppi cyber criminali e le loro vittime, per aumentare la pressione durante il processo di negoziazione.
In crescita anche i programmi fedeltà dei gruppi criminali. Nel 2022 LockBit ha messo in palio 1 milione di dollari in cambio di segnalazioni su vulnerabilità, o semplicemente per ricevere idee su come migliorare il proprio business model.

Export agroalimentare italiano, è record

L’agroalimentare italiano può festeggiare un nuovo primato: nel 2022 le esportazioni hanno raggiunto i 61 miliardi di euro, con una crescita del 14,8% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, il saldo della bilancia commerciale è in deficit per 1,6 miliardi di euro, a causa della dinamica inflattiva. A dare queste notizie, in gran parte positive, è Ismea, sottolineando che l’anno passato ha visto una performance positiva per tutti i prodotti di punta del made in Italy.

I maggiori mercati del made in Italy

L’Unione Europea rimane il principale mercato di destinazione, con una quota del 57% delle esportazioni e un valore che raggiunge i 35 miliardi di euro. Germania, Stati Uniti e Francia rimangono i partner di maggior rilievo, con una quota complessiva del 37% e tassi di crescita a doppia cifra sul 2021. Da segnalare anche il forte incremento delle esportazioni verso Ungheria, Polonia e Repubblica ceca e – fuori dai confini comunitari – Regno Unito, con una ripresa sia in volume sia in valore delle principali voci dell’export alimentare nazionale. In controtendenza le spedizioni verso il Giappone, dove pesa la riduzione delle forniture di tabacchi lavorati, e verso la Russia, a causa dell’irrigidimento delle relazioni commerciali per via del conflitto in Ucraina. 

I prodotti più esportati

Si evidenzia una performance positiva per tutti i principali comparti e categorie, con le uniche eccezioni, tra i primi 20 prodotti esportati, di mele e uva da tavola. I vini in bottiglia raggiungono 5,2 miliardi di euro di export (+6,6%), grazie all’aumento dei prezzi che compensa largamente la riduzione dei volumi (-2,3%); le esportazioni in valore delle paste alimentari aumentano del 38,4% rispetto al 2021 e quelle dei vini spumanti del 19,4%; crescono in misura consistente anche le esportazioni di caffè torrefatto e di prodotti da forno.

Le importazioni in Italia provengono in gran parte dall’Ue

Le importazioni dall’Ue rappresentano il 69% del totale, con Francia, Spagna, Germania e Paesi Bassi come principali fornitori. Il valore del business è stimato in 43 miliardi di euro nel 2022. Il Brasile è al quinto posto, con un aumento del 50% delle importazioni.

Cosa accadrà nell’immediato futuro? 

Ismea organizzerà un webinair a fine aprile per esplorare e approfondire le possibili sfide globali del made in Italy agroalimentare. Nel corso dell’incontro, denominato ‘Le sfide globali del made in Italy agroalimentare’, verrà presentato il nuovo rapporto sull’internazionalizzazione con un’analisi della struttura e delle dinamiche di medio periodo degli scambi commerciali di cibi e bevande nelle diverse componenti merceologiche e destinazioni geografiche.Verrà proposto anche uno studio sulla performance competitiva nell’ultimo quinquennio.