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Poche conferme e molte novità per la Generazione Z 

Della ‘narrazione’ corrente sui ragazzi nati dal 1995 al 2010, la cosiddetta Generazione Z, alcune cose vanno riviste. I ragazzi della Gen Z continuano a cambiare ancora prima di riuscire a comprenderli, e se gli ultimi due anni sono stati molto particolari questo ha influito parecchio sull’idea che ci si è fatti di loro. È quanto emerge da una indagine realizzata da Eumetra International tramite 10.000 interviste effettuate in Italia, Francia, Germania, Uk e Spagna. L’indagine mette a confronto la Gen Z con le altre generazioni, approfondendone i valori e gli atteggiamenti di base.

Paladini del rispetto della natura votati all’indipendenza

Quando si parla di Gen Z si pensa ai paladini assoluti del rispetto della natura, votati all’indipendenza, portatori di un nuovo modo di pensare e relazionarsi al mondo del lavoro, più libero, magari basato sulla capacità di fare di necessità virtù. Ma adesso non è più del tutto così. Su alcuni aspetti sono stati superati dai più anziani, ad esempio, proprio sul rispetto della natura.
Su altri i Gen Z si sono avvicinati a modelli più consueti, ad esempio, nella relazione con il denaro e nelle aspettative sul lavoro, non più necessariamente indipendente e in divenire, ma, se possibile, sicuro e remunerativo, e soprattutto, calzante con le loro esigenze. Il passaggio chiave è proprio questo: la Gen Z sembra possedere una maggiore centratura su di sé, forse proprio in conseguenza della pandemia.

Alcuni di loro hanno ormai 25 anni, e il futuro hanno già iniziato a viverlo

Di certo questo periodo ha lasciato molti strascichi su di loro: rabbia in alcuni, voglia di recuperare il tempo perduto in altri e in tanti una sensazione di solitudine ineluttabile, prima obbligata e ora voluta, necessaria al loro equilibrio. Cicatrici che si sono mescolate ai cambiamenti fisiologici della crescita, soprattutto al dover iniziare a fare i conti con un futuro che forse nessuna delle generazioni precedenti ha dovuto affrontare in condizioni di simile incertezza.  Trovare il legame tra ogni singola causa e il relativo effetto è esercizio complesso, tanto più che alcuni di questi ragazzi hanno ormai 25 anni, e il futuro hanno già iniziato a viverlo.

Ci assomigliano più di quanto crediamo

Dunque, guardiamoli per quello che sono: individui che si accingono all’età adulta, destinati a ricoprire un ruolo fondamentale in un contesto difficile. E quando sono obbligati a sperimentarsi con gli snodi della vita finiscono per assomigliarci più di quanto noi stessi crediamo. Inoltre, che fossero lontani dal mondo delle marche è una conferma. Ma adesso hanno l’esigenza di orientarsi nelle scelte di consumo che sono tenuti a praticare: come riuscire a ingaggiarli in queste scelte?

Sostenibilità, come si comportano i cittadini del mondo?

Se è vero che l’attenzione alla sostenibilità sta coinvolgendo tutte le persone a livello globale, anche e soprattutto per quanto concerne i processi di acquisto, dove è che questo tema è più sentito? Le Americhe detengono la più alta percentuale (33%) di consumatori “attivi”, ovvero coloro che sono più impegnati e pronti a investire tempo e sforzi per ridurre l’impatto ambientale, seguiti da Europa (31%) e Asia (30%). Medio Oriente e Africa hanno registrato la percentuale più bassa di “attivi” (19%), mentre detengono la più alta percentuale di consumatori meno attivi in questioni ambientali (22% vs 15% di ogni altro paese). Questi alcuni insight emersi dallo studio Kantar Sustainability Sector Index presentato recentemente.

I giovani i più sensibili

Lo studio ha inoltre messo in luce che esistono delle differenze a livello generazionale.  I consumatori più giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni sono più propensi rispetto a quelli più maturi a far seguire alle parole i fatti, apportando attivamente cambiamenti al loro stile di vita in risposta alle preoccupazioni riguardo i cambiamenti climatici. Evitano ad esempio di acquistare prodotti per la cui produzione vengono utilizzate quantità eccessive di acqua, prediligono prodotti di seconda mano e scelgono di diventare vegani o vegetariani. Questi comportamenti contrastano con le azioni intraprese dai consumatori più maturi – dai 55 anni in su – che, poco inclini al cambiamento, tendono ad adattare i propri comportamenti al loro stile di vita attuale.

Il ruolo delle aziende

Condotto su ujjn campione di 34.000 persone a livello globale, lo studio Sustainability Sector Index fornisce una visione davvero completa degli atteggiamenti e dei comportamenti dei consumatori nei confronti della sostenibilità. Dall’analisi emerge inoltre che il 63% dei consumatori ritiene che le aziende abbiano la responsabilità di agire sul cambiamento climatico. E’ soprattutto il denaro, però, a bloccare l’attuazione di scelte sostenibili in tutti i paesi: l’80% dei consumatori a livello globale è più attento ai propri risparmi, piuttosto che ad azioni per salvare il pianeta. In tutto il mondo fame e povertà sono i temi principali che più preoccupano i consumatori a livello globale, tranne che in Asia dove la popolazione è più attenta a tematiche quali l’inquinamento dell’acqua, dell’aria ed eventi meteorologici estremi.

Il mercato italiano dell’AI nel 2021

Nell’ultimo anno la Commissione europea ha presentato la proposta di Regolamento in materia di Intelligenza Artificiale, una tecnologia dal potenziale ancora in parte inesplorato, per disciplinare lo sviluppo, l’uso e la commercializzazione. Anche l’Italia ha compiuto un importante passo in avanti, avviando il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale, che identifica 24 politiche da implementare nel prossimo triennio per potenziare il sistema AI.
In Italia sempre più imprese e consumatori si avvicinano a questa tecnologia, e nel 2021 il mercato dell’AI è cresciuto del +27%, raggiungendo quota 380 milioni di euro. Un valore raddoppiato in appena due anni, per il 76% commissionato da imprese italiane (290milioni di euro), per il 24% come export di progetti (90milioni di euro).
Sono i risultati della ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano. 

Progetti e investimenti

In Italia il 35% del mercato dell’AI riguarda progetti di algoritmi per analizzare ed estrarre informazioni dai dati (Intelligent Data Processing), un ambito in forte crescita (+32% rispetto al 2020). Seguono le soluzioni per l’interpretazione del linguaggio naturale (Natural Language Processing, 17,5% del mercato, +24%), e gli algoritmi per suggerire ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze (Recommendation System, 16% del mercato, +20%).
In forte crescita rispetto all’anno scorso anche i Chatbot e Virtual Assistant (+34%), che si aggiudicano l’10,5% degli investimenti, e le iniziative di Computer Vision (11% degli investimenti, ma in crescita del 41%). Il 10% del mercato poi va alle soluzioni con cui l’AI automatizza alcune attività di un progetto e ne governa le varie fasi (Intelligent Robotic Process Automation).

Grandi imprese e Pmi

Emerge però un divario significativo per dimensione di impresa. Se da un lato aumenta il numero di grandi aziende che ha avviato almeno un progetto di AI negli ultimi 12 mesi (59%, +6% rispetto al 2020), dall’altro solo il 6% delle Pmi ha fatto altrettanto.
Quanto allo stato di avanzamento dei progetti avviati dalle grandi imprese, scende al 13% il numero di grandi aziende che non hanno avviato iniziative (-9% rispetto al 2020) e salgono al 18% i progetti pilota (+5%). Restano invariati coloro che hanno almeno un progetto pienamente esecutivo (41%, contro il 40% del 2020) e chi invece si dichiara interessato ad avviare iniziative in futuro (27% vs 25%).

AI e consumatori

Se solo il 5% dei consumatori non ha mai sentito parlare di AI solo il 60% degli intervistati ha la capacità di riconoscere la presenza di funzionalità di AI nei prodotti/servizi utilizzati.
Complessivamente buono è il giudizio: l’80% ha un’opinione abbastanza o molto positiva dell’AI, ma rimangono alcune perplessità in merito agli aspetti che riguardano la privacy, gli impatti sul lavoro e in generale le implicazioni etiche. Si registrano anche opinioni differenti in merito agli scenari di applicazione: se in ambito sanitario-assistenziale il 48% è contrario all’ipotesi di un robot ‘badante’ una percentuale simile di contrari (47%) si riscontra anche per un consulente finanziario che gestisca autonomamente gli investimenti.

Si consolida il trend in crescita per l’e-commerce: +68% anche nel 2021

In Italia la crescita dello shopping online non sembra arrestarsi, e nel 2021 l’e-commerce ha registrato un incremento di quasi il 70%. Secondo l’analisi condotta da idealo, dopo il 2020, che ha segnato un boom per l’e-commerce (+99%), il 2021 è stato un anno di ‘ritorno alla normalità’, sia dal punto di vista dei tassi di crescita sia da quello delle preferenze online degli italiani. Ma le intenzioni di acquisto nel 2021 hanno mostrato un aumento dell’interesse per lo shopping online del +68%. 
“Un dato importante che conferma come il picco di interesse verso l’e-commerce indotto dalla pandemia non sia stato contingente, ma abbia generato un reale cambiamento nelle abitudini di acquisto dei consumatori italiani”, commenta all’Adnkronos Dumitru Baltatescu, Country Manager di idealo per l’Italia.

Più consapevolezza negli strumenti online

Da un lato, “Questa accelerazione nella digital transformation ha aiutato a far crescere la consapevolezza negli strumenti online a disposizione per risparmiare, e dall’altro, a far capire che mondo online e offline possono coesistere e supportarsi – sottolinea Baltatescu -. Questo non lo hanno capito solo i consumatori, ma anche tante aziende italiane che nel 2021 si sono lanciate sul mercato digitale, dopo aver colto la necessità di cambiare strategia per far fronte al calo delle vendite offline. Bisogna però essere coscienti che come in ogni altro settore non ci si può improvvisare, e che per competere con i big dell’e-commerce serve preparazione”.

Elettronica e Abbigliamento le categorie preferite

Un recente sondaggio di idealo conferma infatti come durante eventi come il Black Friday solo il 10% dei consumatori online ha acquistato sui siti web medio-piccoli, a fronte di oltre il 56% che ha acquistato dai grandi marketplace. Quanto alle categorie merceologiche, nell’anno appena concluso Elettronica e Abbigliamento tornano a essere le categorie protagoniste nelle preferenze online degli italiani, rappresentando oltre due terzi del totale delle intenzioni d’acquisto. In particolare, 47% per Elettronica, 11% per Sport & Outdoor e 10% per Moda e Accessori.

Gli smartphone sono i più desiderati

Di fatto, però, gli smartphone sono in assoluto i prodotti più desiderati online nel 2021. Questo nonostante il loro aumento dei prezzi, pari a oltre il +10%, dovuto, in parte, alle carenze di chip su scala mondiale. Su 100 utenti online, circa 7 e-shopper hanno utilizzato il filtro prezzo nelle loro ricerche per acquistare uno smartphone, e quasi la metà imposta un range tra i 100 e i 300 euro, concentrandosi su modelli non più vecchi di due anni. Questo per sfruttare il naturale deprezzamento che anche i cellulari fanno registrare dopo il loro lancio.
I prezzi dei nuovi modelli di smartphone, infatti, scendono in media del 5% già dopo tre mesi dal loro lancio, ma è dopo sei/sette mesi che si possono fare gli affari migliori, in quanto dopo quel periodo i prezzi scendono in media del 10%.

Lo “stile di vita ibrido” soppianta il modello lavorativo tradizionale

I modelli convenzionali di vita personale e lavorativa ormai sono superati. Emerge infatti una forza lavoro più agile, spinta dal desiderio di turni più flessibili, giornate lavorative più brevi e orari concentrati. Dall’inizio della pandemia gli europei si sono adattati a uno stile di vita sempre più ibrido, dove fisico e virtuale sono sempre più integrati nella vita professionale e in quella privata. E l’86% di chi l’ha adottato non vuole più il modello lavorativo tradizionale, una percentuale in linea anche in Italia (83%). Ma c’è un 17% che vorrebbe tornare all’orario tradizionale 9-18. Sono alcune evidenze della ricerca paneuropea Hybrid Living Futures, condotta da Samsung in collaborazione con The Future Laboratory.

Migliorano qualità del tempo passato in famiglia e produttività

Secondo lo studio, il 55% dei cittadini europei dichiara che grazie a uno stile di vita ibrido ha visto un incremento del numero di ore di tempo libero dedicate alla famiglia (47%) o trascorse facendo esercizio fisico (43%). Il nuovo stile di vita ha permesso anche di migliorare la qualità del tempo passato con la famiglia, i momenti di relax e la produttività. Per adattarsi ai cambiamenti, la tecnologia si è rivelata un ottimo alleato. Per sette italiani su dieci, infatti, li ha aiutati ad adattarsi alla nuova routine.

Un incentivo alla cultura ‘always on’?

Passare più tempo a casa ha trasformato i lavoratori europei in equilibristi chiamati a compiere vere e proprie acrobazie nella gestione del lavoro e della casa (30%). In Italia il 40% dei lavoratori si trova a destreggiarsi tra casa e lavoro contemporaneamente. Se da un lato, però, gli intervistati hanno mostrato grande maestria nell’arte dello stile di vita ibrido, dall’altro il 18% fatica a staccare dal lavoro e il 26% ha l’impressione di lavorare ininterrottamente, mentre c’è un 41% che utilizza il tempo risparmiato sui viaggi per svolgere le faccende di casa. In Italia, tra i detrattori del lavoro agile (11%), il 51% dichiara come questa nuova modalità incentivi la cultura ‘dell’always on’.

La tecnologia aiuta a stabilire i confini tra casa e lavoro

Per far fronte alle pressioni esercitate dalla cultura dell’always on, il 56% dei lavoratori italiani è ancora alla ricerca di un modo per stabilire un confine tra la propria vita personale e quella professionale. La tecnologia smart , riferisce Italpress, sta cercando di colmare questo divario, tuttavia, l’84% dei lavoratori italiani è ancora alla ricerca di una tecnologia più efficace e di maggiore supporto da parte del datore di lavoro per la gestione di questa nuova modalità di vita e lavoro. Il rapporto rivela inoltre l’importanza delle abitazioni nel percorso di adattamento allo stile di vita ibrido. L’80% degli italiani ha apportato migliorie all’interno delle abitazioni e il 42% ha creato nuovi spazi in casa, mentre il 44% ha scelto un immobile più adeguato alle esigenze di questo nuovo stile di vita.

La Ue abolisce il roaming a pagamento fino al 2032

Il nuovo regolamento Ue, in vigore dal 1° luglio 2022, prolungherà per altri dieci anni il sistema esistente ‘Roam Like Home’, in scadenza il 30 giugno 2022, consentendo quindi ai cittadini europei di continuare a usare i propri telefoni cellulari quando si recano all’estero senza costi aggiuntivi rispetto alle tariffe nazionali. Ovviamente, all’interno del territorio della Ue. Le istituzioni Ue hanno infatti raggiunto l’accordo politico per estendere l’abolizione del roaming a pagamento fino al 2032.
I consumatori avranno anche diritto alla medesima qualità e velocità di connessione all’estero come nel proprio Paese, ovunque siano disponibili reti equivalenti.

Eliminare i supplementi e rendere gratuite le chiamate intra-Ue

Tra le novità previste dall’intesa, rientra anche l’accesso senza alcun costo aggiuntivo ai servizi di emergenza, sia tramite chiamata sia tramite sms, inclusa la trasmissione delle informazioni sulla posizione di chi chiama. Gli operatori delle Tlc saranno inoltre tenuti a fornire informazioni sul numero di emergenza europeo 112. Sono stati quindi risolti, seppur in parte, i nodi più delicati del negoziato, ovvero le chiamate intra-Ue e le tariffe di roaming all’ingrosso. Durante le trattative, gli eurodeputati hanno infatti spinto per eliminare i supplementi e rendere gratuite le chiamate intra-Ue effettuate dai cittadini europei a numeri di telefono di altri Paesi Ue, attualmente limitate a 19 centesimi al minuto. Un punto fortemente contestato dagli operatori.

Limitate progressivamente le tariffe di roaming all’ingrosso a 1 euro nel 2027

Inoltre, l’accordo con gli Stati membri prevede che la Commissione esamini la situazione e valuti se sia necessaria una ulteriore riduzione dei massimali. Le tariffe di roaming all’ingrosso, relative ai prezzi che gli operatori si addebitano a vicenda quando i loro clienti utilizzano altre reti durante il roaming nella Ue, dal 2022 saranno invece limitate a 2 euro per Gigabyte (Gb) fino a 1 euro nel 2027. Se i consumatori superano i limiti del contratto durante i loro viaggi, eventuali costi aggiuntivi non potranno essere superiori a queste soglie, riferisce Ansa.

Migliore qualità dei servizi e maggiore trasparenza per tutti i cittadini

“Viaggiare all’estero senza doversi preoccupare delle bollette telefoniche è una parte tangibile dell’esperienza del mercato unico della Ue – ha commentato il commissario Ue responsabile, Thierry Breton -. Stiamo garantendo una migliore qualità dei servizi e una maggiore trasparenza per tutti i cittadini della Ue”. Soddisfazione anche da parte del Parlamento europeo: “Stiamo creando un mercato del roaming più equo, concentrandoci in particolare sugli operatori più piccoli, riducendo in modo significativo i massimali all’ingrosso – ha aggiunto l’eurodeputata Angelika Winzig -. In qualità di capo negoziatore del Parlamento europeo, il mio obiettivo era migliorare significativamente la situazione per i consumatori”.

Gift Card, un settore che cresce del 14% all’anno

Addio regalino dell’ultimo minuto o busta con i soldi, il “classicone” della zia che non sa cosa donare ai ragazzi: adesso non c’è più spazio per le incertezze. Per andare sul sicuro, c’è la gift card, così chi la riceve può utilizzarla per acquistare ciò che preferisce spaziando fra innumerevoli beni e servizi. Questa modalità di regalo sta registrando negli ultimi tempi un vero e proprio boom. Come rivela un recente studio realizzato dalla società Allied Market Research e denominato “Italy Gift Cards Market”, le card registrano un giro d’affari che passerà dai 5,7 miliardi di euro del 2020 ai quasi 16 miliardi entro il 2028 tra gift card fisiche e digitali con un CAGR (tasso di crescita annuale composto) del 14% e una forte polarizzazione verso il digitale. 

Cosa si compra con le card

In base ai dati dello studio, si scopre che le tipologie dei buoni acquisto più regalati a Natale vedono al primo posto le card relative alla ristorazione, seguite dalle gift card multi-brand e da quelle del travel. Le ricerche, però, mettono in luce come il buono acquisto sia uno dei regali più graditi non solo sotto l’albero. Uno studio condotto dalla società di consulenza canadese Leger per Blackhawk Network sul mercato USA in vista delle prossime festività natalizie ha mostrato come il 69% dei consumatori vorrebbe ricevere sotto l’albero una gift card con punte del 75% se andiamo ad osservare la Generazione X e i Millennials. La ricerca inoltre sottolinea come per Natale 2021 la capacità di spesa per i regali salirà del 17% rispetto al 2020, toccando quota 663 dollari e il 40% di questa somma verrà spesa per regalare gift card (+27% sull’anno precedente).

Non solo come regalo classico

In Italia esistono ancora ampi spazi di crescita per il settore delle gift card, dicono gli esperti. E non si tratta solo di una modalità per fare “semplici” regali, riporta Ansa. Attualmente il giro d’affari si concentra sui beni di consumo e sul commercio al dettaglio ma ci sono altri ambiti dove si prevede una crescita rilevante del business in futuro come la ristorazione, il wellness, il turismo (soprattutto in ottica post Covid-19) e il welfare aziendale dove il buono acquisto è uno strumento sempre più utilizzato per generare benessere e migliorare il clima lavorativo aziendale. Altrettanto ampio è poi il potenziale di sviluppo delle card digitali, che possono essere acquistate e regalate senza nemmeno dover uscire di casa o dall’ufficio.

Healthy food: non solo tendenza, ma segno di ripresa

Nel nostro ‘nuovo’ mondo domestico, la cucina spesso è il centro, e la spesa alimentare è sempre più forte sul bilancio familiare. In parte, abbiamo anche cambiato il nostro modo di fare la spesa, scoprendo nuovi punti vendita, valorizzando quelli vicini a casa, e imparando a fare la spesa online. Anche in virtù di queste nuove abitudini vediamo nel cibo e nella relazione con i prodotti alcuni trend che ormai consideriamo consolidati: il food come potenziamento, integrazione e prevenzione, la sempre maggiore ricerca di prodotti con vitamine, sali minerali, nutrienti benefici (i Super-Foods), il ritorno alla valorizzazione di sapori e ricette italiane e l’attenzione al bio, il Km0, e la sostenibilità. Insomma, l’healthy food è una nuova tendenza, ma è anche un segno di ripresa dai quasi due anni di pandemia.

Conseguenze e riflessi in vista della ‘nuova normalità’

Altri trend, molto in auge prima della pandemia, ora sono un po’ sottotono, come l’innovazione, la snackizzazione il Food-on the go, l’experience a tutti i costi, e la personalizzazione. Queste considerazioni portano a ‘distillare’ tre aree di conseguenze e riflessi in vista della ‘nuova normalità’. Innanzitutto, è indubbio che stiamo riportando al centro della nostra visione del mondo l’idea di una ‘sottrazione’, o di un ‘meglio a meno’, e quella di una deglobalizzazione, con l’apparente minore voglia di sperimentare il nuovo/lontano/esotico e un minore fascino per ciò che semplicemente costa o per l’innovazione fine a sé stessa.

Le ripercussioni sul consumer journey

Inoltre, la centralità sulla salute rafforza i legami tra salute e cibo, salute e ambiente, e salute e clima. Questo ha ovvie ripercussioni sul consumer journey, dove le nuove routine di acquisto si affermano come ‘alterazione delle abitudini’ e dilemma tra adeguamento e trasgressione. Non si dimentichi infatti che ricerca di cibi/marche premium e corsa al discount sono fenomeni egualmente in crescita. Terza area di conseguenza riguarda sia le aziende del settore alimentare, sempre molto sollecitate dalle novità così come dalla presenza quotidiana delle marche, sia i consumatori, che chiedono più innovazione e azioni sul territorio in logiche di sostenibilità, con attenzione all’ambiente.

La salute è la cosa più importante

La sostenibilità, oggi, deve essere ‘funzione’ prima ancora che etica deve essere ‘sistema’ di soggetti e di relazioni, perché un ‘cibo buono’ deve far bene a me, agli altri e all’ambiente oltre che essere vantaggioso. Quindi, in definitiva, la salute è la cosa più importante: lo stare bene porta salute, e per questo possiamo contare su scelte alimentari, di prodotti e di comportamenti orientati alla salute Vicini o lontani, anche gli altri devono essere una risorsa: siamo tutti connessi, lo abbiamo capito bene, e nessuno si salva da solo. Dobbiamo recuperare tempi e spazi, non necessariamente per fare più cose, ma per realizzare sogni, esperienze, immersioni, anche semplicemente per avere più tempo discrezionale.

Bando Nuova impresa: 4 milioni di contributi per rilanciare l’economia lombarda

Per favorire la ripresa e il rilancio dell’economia lombarda, duramente colpita dalla pandemia da Covid-19, la Regione Lombardia e il Sistema Camerale lombardo hanno promosso il bando dal titolo ‘Nuova impresa’, che sostiene l’avvio di nuove imprese lombarde e l’autoimprenditorialità, e favorisce il ricollocamento dei soggetti fuoriusciti dal mercato del lavoro. Il bando mette complessivamente a disposizione 4 milioni di euro a fondo perduto, in particolare, il contributo è del 50% sulle spese ammissibili, fino a un massimo erogabile di 10.000 euro.

Un fondo perduto per la costituzione e l’avvio di nuove imprese

Il contributo a fondo perduto di 4 milioni di euro è a parziale copertura delle spese per la costituzione e l’avvio di nuove imprese, l’acquisto di beni strumentali, di software e hardware, oltre alla copertura dei canoni di locazione, e la copertura delle spese generali e di comunicazione. Le tipologie di nuove aziende ammissibili rientrano nel settore commercio, nel terziario, manifatturiero e gli artigiani dei medesimi settori. Inoltre, possono presentare domanda le micro, piccole e medie imprese lombarde costituite a partire dal 27 luglio scorso.

“È tempo di lasciarsi alle spalle la crisi e ricominciare a investire sul proprio futuro”

“Con questa iniziativa le Camere di Commercio lombarde e Regione Lombardia proseguono lo sforzo comune per incentivare e sostenere lo spirito imprenditoriale lombardo – ha dichiarato il Presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio -. È tempo di lasciarci alle spalle la crisi e ricominciare a investire sul proprio futuro e di fare nuova impresa”, ha sottolineato Auricchio.
“Regione Lombardia – ha spiegato l’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi – si è sempre schierata al fianco delle imprese, e oggi con questa ulteriore misura vogliamo ribadire con forza e convinzione che la Lombardia è la casa delle partite Iva, luogo in cui chiunque abbia un’idea può realizzarla, anche con il supporto e l’aiuto di Regione Lombardia”.

Le domande vanno presentate dal 1° dicembre fino al 20 dicembre 2021

Le domande per l’ammissione al bando possono essere presentate esclusivamente in modalità telematica a partire dal 1° dicembre 2021 fino al 20 dicembre 2021. Il testo completo del bando con l’elenco completo dei codici ATECO primari ammissibili per i settori manifatturiero, commercio (inclusi i pubblici esercizi), terziario, albo delle imprese agromeccaniche di Regione Lombardia e delle imprese artigiane previste dal Bando sono pubblicati sul sito www.unioncamerelombardia.it.

In riunione con Workrooms di Facebook, prima applicazione del metaverso

In riunione con i colleghi o i partner, ma con il proprio Avatar. E’ un po’ questo il senso dell’ultima novità di Facebook appena annunciata da Mark Zuckerberg nel corso di una conferenza stampa. Si tratta di Workrooms, che rappresenta la prima applicazione del metaverso. In estrema sintesi, si tratta di un’app che consente di svolgere gli incontri di lavoro (e non solo) in realtà virtuale. Sulla base delle prime anticipazioni, Horizon Workrooms è una sorta di mix tra il videogame The Sims e app già esistenti di social networking in VR, anche se il concetto che sta alla base del progetto è diverso.

Pensato per il lavoro da remoto

Come moltissime altre soluzioni digitali nate ed “esplose” nel corso delle limitazioni dovute alla pandemia, che hanno comportato il boom dello smart working, anche Workrooms di Facebook si propone come soluzione alle frequenti riunioni online che negli ultimi mesi hanno sostituito quelle in ufficio. Ecco perché l’app si “pone quale surrogato di una tradizionale giornata lavorativa in cui attività personali si mischiano a quelle di gruppo, pausa caffè inclusa” spiega una nota ripresa da Ansa. 

Servono i visori Oculus Quest

Per avere accesso a Horizon Workrooms è necessario avere gli Oculus Quest, i visori, giunti di seconda versione che funzionano anche senza collegamento al computer. 
“In futuro, lavorare insieme sarà uno dei modi principali in cui le persone utilizzeranno il metaverso” ha scritto Mark Zuckerberg in un post su Facebook. “Workrooms è un’esperienza di realtà ibrida. In combinazione con la nuova app Oculus Remote Desktop per Mac e Windows, si avrà rapido accesso al computer dalla VR. E grazie agli avatar e all’audio spaziale di alta qualità e a bassa latenza, ci si sentirà come in una stanza reale” precisa ancora una nota della società. Ogni stanza di Workrooms offre uno spazio per la lavagna virtuale: per la prima volta si può usare il controller girandolo e scrivendo come fosse una penna. È possibile configurare il layout della stanza virtuale per le presentazioni, a disposizione posti a sedere e l’intera stanza si adatta alle dimensioni del tuo gruppo. Sono supportate fino a 16 persone in VR contemporaneamente, e fino a 50 persone in totale in una chiamata, compresi i partecipanti video. Il termine “metaverso”, coniato nel romanzo del 1992 “Snow Crash”, è usato per descrivere luoghi accessibili attraverso diverse piattaforme in cui convergono il fisico e il digitale.