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L’e-commerce si evolve e diventa social shopping

Gli acquisti on line sono diventati una costante delle nostre vite. Grazie anche al nuovo impulso dovuto alla pandemia e alle sue limitazioni, molti italiani hanno scoperto questa modalità per comprare ciò di cui si ha bisogno, senza muoversi fisicamente da casa. Ma, una volta assodato che l’e-commerce fa parte delle nostre abitudini, come si può sviluppare il mezzo per aumentare sempre di più Poi ed engagement degli utenti? Una risposta arriva da Nielsen IQ, che ha pubblicato sul proprio sito un’analisi del futuro che ci aspetta.

L’esempio dei mercati trend setter

Per prevedere il domani, la società di ricerche ha esaminato i comportamenti dei paesi trend setter, quelli tecnologicamente più avanzati e che tradizionalmente danno l’esempio al resto del mondo. Si scopre così che gli shopper mobile-first stanno guidando l’m-commerce e guadagnando terreno in tutta l’Asia. In Corea del Sud, ad esempio, l’82% degli acquirenti online ha utilizzato il proprio dispositivo mobile per la spesa. L’m-commerce si dimostra un canale rilevante anche in Brasile, con un numero di ordini effettuati che ammonta a 56,3 milioni nel primo semestre del 2021.
Le applicazioni mobili alimentano il commercio digitale. Le cosiddette super app hanno iniziato ad acquisire importanza nel sud-est asiatico in quanto offrono ai consumatori un servizio unico, integrando tutti gli aspetti della vita virtuale dei consumatori con molteplici servizi come social networking, consegna di cibo, prenotazione di ristoranti, pagamenti e giochi. Oggi, le super app di e-commerce possono avere circa 1-1,5 milioni di articoli rispetto ai 75-90K articoli in negozio. Grazie a una user experience intuitiva, le super-app offrono una soluzione per le sfide di oggi: navigare tra i diversi bisogni dei consumatori e tenerli impegnati. 

Gli acquisti attraverso i social aumentano del 60%

Gli acquisti attraverso i social network sono in aumento, con il 60% dei consumatori online che ha riferito di aver effettuato almeno un acquisto tramite una piattaforma social nel 2020.
Il social commerce include non solo le transazioni che i consumatori effettuano attraverso i social network, ma i molti nuovi modi in cui le aziende combinano lo shopping online basato sul valore con l’intrattenimento sociale. Gli e-market sviluppati come la Cina stanno sfruttando il social commerce per estendere il coinvolgimento degli shopper facendo affidamento sul potere del senso di comunità.  Anche l’e-commerce in livestreaming sta vivendo una crescita esponenziale in Cina, attirando ora 265 milioni di utenti, che rappresentano quasi il 50% degli utenti di livestreaming. Gli e-player tentano di influenzare i consumatori con strumenti come offerte di gruppo crowd-sourced, offerte dirette al consumatore e scambio sui social media per promuovere le relazioni con il brand.  
Catturare l’attenzione degli acquirenti online e mantenerli impegnati e fedeli è possibile, anche se potrebbe richiedere un po ‘di creatività. Sfruttare i social network e gli strumenti di intrattenimento attirerà sicuramente nuovi acquirenti; il senso di comunità e di engagement, inoltre, hanno un grande potenziale per incoraggiare gli acquisti. Gli e-player tentano di influenzare i consumatori con strumenti come offerte di gruppo crowd-sourced, offerte dirette al consumatore e scambio sui social media per promuovere le relazioni con il brand.  

Turismo in ripresa: flussi positivi e boom per le isole

“La ripresa c’è – spiega all’Adnkronos Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti -. Abbiamo ripreso a vedere flussi turistici significativi dal ponte di Pasqua, con numeri che ci hanno fatto ben sperare per la stagione estiva”.
Le previsioni estive per quest’anno sono quindi positive, con un boom per le isole, ma, avverte Messina, “cinque o sei settimane di overbooking non consentono di poter recuperare i costi e le perdite che la filiera ha subito nei 25 mesi di pandemia”.
In ogni caso, “la nostra speranza è il mese di settembre – sottolinea Messina -, quando ci sarà un vero banco di prova, perché se i flussi turistici dovessero confermarsi, allora vorrà dire che avremo veramente imboccato la strada della ripresa”. 

Ripresa delle presenze in Sardegna, Sicilia e nelle isole minori

Le isole sembrano essere una delle mete più interessanti. “È qualcosa che avevamo cominciato a notare prima del Covid, nell’estate del 2019 – conferma Messina -. Durante la pandemia, con il turismo di prossimità, gli italiani hanno riscoperto il piacere delle isole e questo è un segnale importantissimo. C’è una ripresa delle presenze in Sardegna e in Sicilia, ma anche nelle isole minori”.
A fare la parte del leone sono anche le isole straniere. “Siamo completamente sold out anche e soprattutto per le mete a lungo raggio – commenta Marco Ferrini, responsabile commerciale booking della rete consulenti Cartorange -. Non si trova più niente in Polinesia francese, Zanzibar o alle Maldive, dove siamo fuori stagione, eppure a luglio e ad agosto sono strapiene, così come le Mauritius e le Seychelles”. E per quanto riguarda il Mediterraneo, le Baleari, Minorca, Maiorca e le isole della Grecia.

Gli operatori del settore sono ottimisti

Anche gli operatori del settore sono ottimisti, Guardando ai mesi passati, “marzo, aprile, maggio e giugno hanno raggiunto i livelli pre-Covid, con maggio e giugno che li hanno superati – continua Ferrini -. Il trend delle prenotazioni è molto alto. C’è una voglia di viaggiare che oserei dire quasi irrazionale. Una voglia che si scontra anche con richieste che non sono realizzabili. Richieste, ad esempio, per destinazioni in cui il clima non è l’ideale in questo momento”.

Torna il last minute, e la domanda supera l’offerta

In questo scenario, spiega però Ferrini, “c’è però un turismo spezzato a metà: tantissime persone stanno facendo la corsa a prenotare, ma ce e sono molte che prenoteranno sotto data. È tornato il last minute, con richieste a luglio di partenze per luglio e ci aspettiamo lo stesso ad agosto. La sensazione è che il turismo non fosse pronto a questi numeri, è come se si fosse formato un collo di bottiglia, con una domanda che sta superando l’offerta ed è la prima volta nella storia del settore – aggiunge Ferrini -. Per tornare a soddisfare completamente la domanda dovremo aspettare anche tutto il 2024”.

Estate 2022: l’85% farà le vacanze in Italia

Quest’estate la maggior parte degli italiani che andranno in vacanza trascorreranno le ferie in Italia, in cerca di relax, contatto con la natura, ed esperienze enogastronomiche che consentano la scoperta delle tradizioni locali. Sono più di 28 milioni gli italiani che prevedono di fare almeno una vacanza durante l’estate, ma solo un terzo ha già prenotato. Per l’85% di italiani che sceglierà l’Italia, le mete più gettonate sono Puglia (13%), Sicilia (10%) e Toscana (9%). Una percentuale più ridotta (12%) si orienterà verso destinazioni Europee, soprattutto Spagna, Grecia e Francia, e solo il 3% viaggerà verso Paesi extra-UE. Sono i trend emersi dall’Osservatorio Turismo 2022 di Nomisma-UniCredit, che dal confronto tra l’estate 2021 e l’estate 2022 fa emergere una polarizzazione: se più di un quarto dei viaggiatori ha intenzione di aumentare frequenza dei viaggi (29%), durata (24%) e spesa per il pernottamento (24%), uno su 6 pensa che ridurrà il numero di viaggi, così come costi e durata. 

Tra relax, contatto con la natura e scoperta delle tradizioni enogastronomiche

Chi nel 2022 non partirà lo farà soprattutto a causa di una situazione economica non favorevole (49%), per risparmiare (12%), per timore di possibili contagi (11%), ma anche perché ha intenzione di sostituire il viaggio con gite ed escursioni di una giornata (9%). In ogni caso, gli italiani associano la vacanza soprattutto all’idea di relax (76%) o all’occasione per stare più a contatto con la natura (48%). In particolare, il 13% la considera un’opportunità per praticare sport e attività fisica e l’11% per vivere esperienze avventurose. La vacanza però è anche sinonimo di scoperta dell’enogastronomia (39%) e delle tradizioni locali (21%).

Costi energetici e inflazione preoccupano gli operatori

Come stanno vivendo gli operatori del settore l’attuale congiuntura politica, economica e sanitaria? Il 64% dichiara che questa situazione complica l’operatività delle strutture ricettive. I problemi maggiori sono provocati dall’incremento dei costi energetici (51%) e dall’inflazione (23%). In merito all’offerta, il 67% aumenterà i prezzi delle camere, il 44% quelli dei servizi, e il 28% ritiene inevitabile ridurre i mesi di apertura. Per il 54% la congiuntura attuale determinerà una minore capacità di spesa da parte dei viaggiatori, che comporterà la necessità di rivedere i prezzi di listino (34%). Il 33% pensa che si verificherà una diminuzione dei tempi di permanenza, e per il 32% assisteremo a una contrazione della domanda dall’est Europa, da altri Paesi stranieri (22%) e dall’Italia stessa (18%). 

L’offerta si adegua ai nuovi bisogni dei viaggiatori

Gli operatori sono consapevoli di dover adeguare la loro offerta, e per adattare le proposte ai nuovi bisogni dei viaggiatori entro i prossimi 2-3 anni il 16% prevede aree fitness e relax all’interno delle strutture, il 25% postazioni per lo smart working e il 17% firmerà convenzioni con co-working esterni.  Qualcuno punterà sulla digitalizzazione: il 29% realizzerà app per il check-in e il check-out oppure per prenotare i servizi, mentre il 26% inserirà sistemi di domotica nelle camere. 
Il 34% realizzerà servizi su misura del cliente, il 24% inserirà nel menu prodotti biologici e il 27% offrirà tour alla scoperta della tradizione enogastronomica locale.

Record storico per il Made in Italy a tavola: nel 2022 +20%

Le esportazioni alimentari Made in Italy segnano un nuovo record, e con un balzo del 20% superano i 52 miliardi registrati nel 2021. Le esportazioni verso la Germania, il principale mercato di sbocco, nel primo trimestre dell’anno aumentano del 9’%, verso la Francia del 17%, e gli Stati Uniti mettono a segno un tasso di crescita del 21%. Ma un vero boom si è verificato nel Regno Unito (+29%), dove l’export tricolore si è rivelato più forte della Brexit. Al contrario, la Cina segna un calo del 18%, mentre la Russia indica un +4%, sul quale sono però destinate a pesare la guerra in Ucraina e le sanzioni. Nel solo mese di marzo le vendite di cibo italiano nel Paese di Putin sono crollate del 35%.
È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat sul commercio estero relativi al primo trimestre 2022. 

Il vino svetta sul podio con un +18% in sei mesi

Se a preoccupare sono gli effetti del conflitto in Ucraina, con i rincari energetici che stanno colpendo i consumi a livello globale, all’estero le vendite del Made in Italy sono sostenute soprattutto dai prodotti base della dieta mediterranea. Come il vino, che svetta sul podio con una crescita del 18% nei primi sei mesi, davanti a frutta e verdura fresca. Ma nel paniere del Made in Italy all’estero recitano un ruolo importante anche pasta, formaggi, olio d’oliva e salumi, nonostante a livello nazionale resti da colmare il pesante deficit produttivo in molti settori importanti, dalla carne ai cereali fino alle colture proteiche, necessarie per l’alimentazione degli animali negli allevamenti.

I più amati dagli Usa: spumanti, olio d’oliva e pasta

Il vino è anche il prodotto italiano più gettonato negli Usa dove, con un incremento del 13% registrato nel primo trimestre 2022, rappresenta quasi un terzo dell’intero valore dell’export agroalimentare, grazie al traino degli spumanti, che crescono addirittura del 18%. Aumenti a doppia cifra (+16%) anche per l’olio d’oliva, al secondo posto tra i prodotti Made in Italy più amati negli States, poco davanti alla pasta, che però mette a segno un balzo del 23%. Bene anche confetture, passate e succhi, in crescita del 21%, che precedono i formaggi, i quali però mettono a segno un risultato ancora migliore (+28%) nonostante siano penalizzati dalla larga diffusione sul mercato americano delle imitazioni.

Italia, regina bio di frutta e verdura

Alla base del successo del Made in Italy c’è un’agricoltura divenuta la più green d’Europa, con la leadership nel biologico di 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (316), 526 vini Dop/Igp e 5.333 prodotti alimentari tradizionali, oltre a Campagna Amica, l’ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori. Il Belpaese, spiega la Coldiretti, è il primo produttore Ue di riso, grano duro e vino, e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea, come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta, primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e le pere fresche alle ciliegie, le uve da tavola, i kiwi, le nocciole fino alle castagne.

Arredamento: i driver del settore sono innovazione, transazione digitale ed ecologica

Innovazione, transazione digitale ed ecologica: sono questi i temi più “cldi” del settore dell’arredamento, emersi durante il Salone del mobile di Milano. E saranno proprio questi tre trend le leve strategiche a capo del prossimo triennio nel settore del Mobile e del Design Made in Italy. Dopo l’andamento favorevole del primo trimestre di quest’anno, le prospettive di crescita sono più che positive con le trasformazioni integrate all’universo digitale, possibili grazie anche ai Fondi europei, per allinearsi ad altri comparti dell’economia.
Già nel 2021, anno della ripresa post pandemia, il Macrosistema arredamento e illuminazione ha registrato una crescita a doppia cifra (+11% rispetto al 2019), per un valore complessivo di fatturato pari a oltre 26 miliardi di euro (23,5 nel 2019) . Anche il legno arredo nel 2021 segna un. +14,1: l’area produzione vanta oltre 49 miliardi di euro, rispetto ai 43 del 2019.. Per quanto riguarda il commercio estero, nei primi 9 mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020 si assiste ad un deciso incremento del +28,7% con Francia, Stati Uniti, Germania, Cina e Regno Unito che rappresentano i primi cinque mercati per l’export italiano del settore.

Il ruolo del digitale

In questo scenario, nel terzo trimestre del 2021 il commercio digitale globale è cresciuto dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2020. L’Italia conferma la propensione allo shopping online segnando un incremento del mercato digitale del 15% e sfiorando i 21 mld tra online e distribuzione tradizionale . Arredamento e home living, oggettistica e decorazioni, accessori, tessile e illuminazione sono i settori trainanti nelle vendite eCommerce: nel 2020 il valore dell’acquistato online da parte degli italiani ha raggiunto 2,7 mld di euro, in crescita del +32% rispetto al 2019, nel 2021 è arrivato a 3,3 mld. Con un nuovo approccio al mercato e una narrazione inedita, si assiste dunque alla sperimentazione di strategie digitali da parte delle aziende del settore che cercano nuovi punti di contatto e modalità di vendita (social network, eventi live in streaming, e-commerce). I Brand sono diventati mondi nei quali le persone si vogliono riconoscere e l’integrazione della comunicazione tra il mondo fisico e la dimensione digitale è ora la priorità, in un contesto in cui il consumatore è sempre iperconnesso e al contempo esige quel human touch esperto per compiere la scelta d’acquisto.
Proprio per questo il phygital è un argomento di largo dibattito tra i produttori del Made in Italy che grazie a importanti investimenti in innovazione e formazione stanno cercando soluzioni per far accostare al modello tradizionale, un nuovo modo di comunicare, progettare e vendere.

Una grande opportunità di sviluppo

“Il mondo del digitale rappresenta per i Brand del Design una grande opportunità di sviluppo per poter sperimentare nuovi canali di vendita e puntare all’internazionalizzazione, ma soprattutto per attirare ulteriori potenziali clienti e creare esperienze personalizzate – sostiene Valentino Bergamo, CEO di Calicantus srl – le sinergie con i partner della distribuzione possono portare alla creazione di strumenti inediti, come piattaforme che favoriscono un interscambio tra utenti e professionisti, esperienze interattive instore o esperienze virtuali immersive per condurre il cliente nell’esperienza del Brand, mostrando il prodotto in altissima qualità.” La digitalizzazione rappresenta dunque un volano di valori come qualità e originalità tipici del design italiano.

Infortuni in itinere, numeri in crescita con il rientro in presenza

Aumentano gli infortuni in itinere, così aziende e lavoratori diventano ancora più attenti al tema della sicurezza. D’altronde l’incremento degli infortuni è strettamente legato al rientro in presenza dopo i mesi in cui le limitazioni legate alla pandemia hanno inciso anche sulle modalità di lavoro. Ma nel 2021 ad aumentare non sono solo gli incidenti e i casi mortali. Con l’emergenza Covid19 è cresciuto complessivamente il livello generale di attenzione da parte di aziende e lavoratori verso un tema, quello della sicurezza, che non sempre ha ricevuto in passato la giusta considerazione. Un’attenzione che si concretizza, secondo l’indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro realizzata su un campione rappresentativo di Consulenti del Lavoro, nel maggior ricorso all’uso di dispositivi di prevenzione (62,7%) e nel complessivo aumento dell’igiene e della salubrità degli ambienti di lavoro per il 62,5% degli intervistati. A evidenziarlo è il dossier della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro dal titolo “Salute e sicurezza sul lavoro dopo l’emergenza Covid” che, oltre ad attingere ai dati dell’indagine interna realizzata tra il 6 e il 12 aprile 2022, si avvale anche dei dati Inail 2019-2021. 

Nel settore edile la maggior percentuale di incidenti

L’allentamento delle restrizione e la conseguente a ripresa di molte attività in presenza ha determinato una crescita, tra 2020 e 2021, degli infortuni in itinere (+29,2%) per un incremento complessivo di oltre 18mila casi. Secondo la ricerca, il settore che ha visto crescere in modo esponenziale sia il numero di infortuni (+17,1% tra 2020 e 2021) che i casi mortali (11,4%) è quello edile, comparto che ha registrato, grazie agli incentivi, un boom occupazionale senza precedenti nel 2021, con 111mila occupati in più rispetto al 2019. Il ritorno in presenza ha prodotto, rispetto al 2020, la crescita non solo degli incidenti in itinere, ma anche delle morti correlate (15,9%). Le denunce di casi mortali sono, infatti, passate da 1.089 del 2019 a 1.221 del 2021, per un incremento di 132 casi, evento riconducibile al maggiore rischio di mortalità associato all’infortunio da Covid. La pandemia ha, dunque, lasciato segni importanti, non solo sotto il profilo delle trasformazioni dettate dallo smart working, ma, più in generale, ha fatto maturare una sensibilità diversa da parte delle aziende e dei lavoratori verso il tema della sicurezza e della salute dei lavoratori.

Obiettivo sicurezza

Non meno importanti, secondo l’indagine condotta sui Consulenti del Lavoro, i cambiamenti legati all’orientamento e all’approccio anche in termini di comunicazione. Cresce per il 46,1% l’orientamento verso la prevenzione e, complessivamente, il livello di sicurezza nei luoghi di lavoro: dato più alto rispetto a due anni fa secondo il 46,9%. A fronte di tale cambiamento “culturale”, si evidenzia una maggiore difficoltà a tradurlo in misure operative: solo il 37,6% dei Consulenti segnala un miglioramento delle iniziative formative a favore dei dipendenti.

Gli acquisti online calano per la prima volta

La conferma arriva dai dati del Q1 Shopping Index di Salesforce: le vendite digitali globali calano per la prima volta nei nove anni di storia dell’indice. L’inflazione, con un prezzo medio di vendita in aumento dell’11% negli Stati Uniti solo a marzo, i problemi della catena di approvvigionamento e l’insicurezza economica, sono i fattori che hanno avuto un impatto sul potere d’acquisto dei consumatori. Questo ha portato a un calo della spesa online dopo diversi trimestri di crescita senza precedenti. I dati di Salesforce indicano che con la spesa globale su base annua in calo del 3%, il traffico in calo del 2% e i volumi degli ordini in calo addirittura del 12%, la fiducia dei consumatori e la spesa online probabilmente si stabilizzeranno nel resto dell’anno.

In Europa e il volume degli ordini a -17%

In particolare, in Europa le vendite online (-13%) e il volume degli ordini (-17%) sono diminuiti in modo significativo, poiché le persone hanno dovuto affrontare un considerevole aumento dei costi del carburante e una guerra all’interno dei propri confini. Insomma, l’economia globale continua a risentire dello stress di una catena di approvvigionamento tesa mentre persistono i blocchi del lavoro e la chiusura dei porti di Shanghai. E tra pressioni e ritardi prolungati nella catena di approvvigionamento, il conteggio dei prodotti a magazzino è diminuito del 3% nel primo trimestre del 2022 rispetto al primo trimestre del 2021. Le categorie di prodotti con le maggiori riduzioni di inventario includono giocattoli e apprendimento (-23%), ed elettrodomestici (-12%).

In Italia commercio digitale -12% nel primo trimestre 2022

In Italia il commercio digitale è calato del 12% su base annua nel primo trimestre 2022. L’Italia ha registrato un calo complessivo del traffico del 2%, in linea con quello globale. In particolare, si segnala che il traffico generato da mobile è calato del 7% mentre il traffico generato da PC è cresciuto del 19% su base annua. A questi dati si associa anche una drastica riduzione degli ordini del -19%.
L’Italia resta tra i paesi con i tassi di conversione, ovvero il rapporto tra traffico online e ordini, più bassi al mondo (1%), battuta solo dall’America Latina (0,9%). Ma nel nostro paese il traffico generato dai social media si attesta al 9%, superando così la media globale, che si attesta all’8%

Il 9% della spesa digitale globale effettuato utilizzando BNPL

Opzioni di pagamento flessibili come Buy Now Pay Later (BNPL) offrono una rete di sicurezza per i consumatori in tempi incerti, riporta Adnkronos, dando loro la possibilità di effettuare gli acquisti necessari all’istante e di pagare gradualmente. Il 9% della spesa digitale globale del primo trimestre 2022 è stato effettuato utilizzando BNPL (+20% su base annua e + 9% dal quarto trimestre 2021). Germania, Belgio, Australia/Nuova Zelanda e Paesi Bassi hanno registrato i tassi più elevati di utilizzo di BNPL, mentre Francia, Italia, Spagna e Canada hanno registrato la maggiore crescita su base annua.

I segreti di un bucato perfetto, economico ed ecosostenibile 

Come fare un bucato perfetto, economico ed ecosostenibile? Risponde l’esperto Patric Richardson, che nel libro La magia del bucato, edito in Italia da Vallardi, svela trucchi, segreti e consigli per un lavaggio più veloce, economico, ed ecologico. Prima di tutto, non usare mai più le lavanderie a secco: i lavaggi a secco danneggiano abiti, salute e ambiente. E poi lavare meno. Sarebbe sufficiente, prima di indossare un capo di nuovo, fargli prendere aria, oppure dargli una passata veloce di vapore con un ferro verticale, o spruzzarlo di vodka per eliminare gli odori. Semplici soluzioni che permettono di avere abiti che sembrano appena puliti senza doverli pulire davvero. Non lavare se non è necessario farà risparmiare acqua, energie e tempo.

No ad ammorbidente, profumatori e candeggina

Terzo consiglio, usare prodotti ecosostenibili. Eliminare l’ammorbidente, i foglietti per asciugatrice, e i profumatori per bucato, perché diffondono sostanze tossiche nell’atmosfera, dannose per l’ambiente e la salute. Anche la candeggina va eliminata, in favore di sapone in scaglie di ottima qualità e di origine vegetale, e per le macchie, meglio usare prodotti casalinghi come alcol al 70% e aceto. Se si usa l’asciugatrice, favorire un’asciugatura rapida con le palline di lana, naturali ed ecologiche, che possono accelerare il processo del 40%. E se si vuole un bucato profumatissimo, basta versare sulle palline qualche goccia di olio essenziale.

Tornare allo stendino

Optare sempre per il ciclo di 30 minuti, e usare la centrifuga al massimo dei giri: questo permetterà di risparmiare acqua ed elettricità, e di ottenere risultati migliori. Se l’acqua nel cestello è di meno si puliscono meglio i vestiti, e per assurdo la centrifuga rapida procura meno strappi e danni rispetto a un ciclo più lento. E poi tornare allo stendino: stendere il bucato all’aria è meglio per i capi stessi. Quasi nessun tessuto resiste a più di cinquanta cicli di asciugatrice e lavatrice, e se si elimina il passaggio in asciugatrice si allunga la vita ai capi e si risparmino un sacco di soldi.

Valutare gli acquisti di capi ed elettrodomestici

Valutare attentamente ogni acquisto: serve davvero l’ennesimo maglione nero a collo alto? Forse no. E se si, sostenere marchi che pagano il giusto i lavoratori, si impegnano per tutelare l’ambiente, riducono o eliminano sprechi e inquinamento, e usano fibre naturali, che sono tutte risorse rinnovabili. Non come i tessuti sintetici, che rilasciano microplastiche negli oceani, inquinandoli. Valutare anche l’idea di riciclare i capi smessi, o regalarli a un’organizzazione no-profit. E se si ha intenzione di comprare una nuova lavatrice o asciugatrice, riporta Ansa, scegliere elettrodomestici ad alta efficienza energetica, che consumano meno acqua ed energia  Ultimo consiglio, lavare tutto in un unico giorno. Stabilire una giornata unica per il bucato significa anche non doverci pensare per tutta la settimana successiva, e questo è davvero un regalo inestimabile.

I 5 profili degli italiani alle prese con le pulizie di primavera

Come affrontano gli italiani le pulizie di primavera? E, più in generale, quali sono le loro abitudini in fatto di lavori domestici? C’è chi pulisce con rigore e precisione perché l’igiene fa parte del suo piano per salvare il mondo: è il cosiddetto ‘invincibile’, che con uno schiacciante 34% è il profilo-tipo più rappresentativo emerso dalla survey condotta dall’Osservatorio Polti su 500 #homelovers italiani.
Sono cinque i profili tratteggiati dallo psicologo Daniele Marchesi, del centro DM – Penso dunque sono, coinvolto dall’Osservatorio per tratteggiare un’analisi più corretta: oltre all’invincibile, ‘l’ineccepibile’, ‘l’esteta’, ‘l’audace’ e, ultimo, ‘capitan domani’.
In ogni caso, quella che emerge è una fotografia piuttosto chiara. La maggioranza di chi ha risposto considera le pulizie un impegno serio a cui dedicarsi

Per pulizie ineccepibili servono accuratezza e controllo

E se l’accuratezza sembra essere la cifra distintiva dell’approccio alle faccende domestiche in vista delle pulizie di primavera, non stupisce che sul secondo gradino del podio dei 5 profili più dediti ai mestieri salga ‘l’ineccepibile’ (31%), che quando pulisce casa esprime la sua voglia di avere tutto sotto controllo. Al terzo posto, col 18%, si posiziona ‘l’esteta’, seguito ‘dall’audace’ (12%), e in fondo, da ‘capitan domani’, che con un 5% dimostra come siano in pochi a prendere alla leggera l’igiene domestica.  

Fermati, ascoltati e rilassati

Se il primo profilo, l’invincibile, “usa la razionalità per mantenere tutto in ordine – sottolinea Marchesi – quanta fatica quando tutto questo diventa estremo!”.
Ma anche il secondo profilo, l’ineccepibile, tende a prendere le pulizie sul serio. “Efficacia ed efficienza sono compagne insostituibili per questo profilo – aggiunge Marchesi -, che tende a prevedere situazioni per anticipare eventi spiacevoli che potrebbero macchiare la sua intonsa cornice di vita. Un familiare sbadato, un amico inatteso o un cucciolo di casa ancora poco avvezzo alle regole non sono nemici da cui proteggersi, portatori di germi ambulanti”. Quando è troppo è troppo. “Fermati, ascoltati e rilassati”, suggerisce l’esperto a chi si rispecchia in questa descrizione.

Dall’esteta a ‘capitan domani’

Quanto all’esteta, “nelle sue attività, specialmente nella pulizia e nell’ordine, emerge tutto il suo estro. Per questo profilo, gli oggetti devono essere in armonia tra di loro, anche nel caos”, commenta Marchesi.  Per l’audace, invece, “la pulizia deve essere funzionale perché odia tutto ciò che lo costringe. Sa essere estremamente duttile e versatile – ricorda lo psicologo -, ma non sempre gli altri riescono a seguirlo”.  C’è poi capitan domani, che considera le pulizie un atto da fare mentre si è intenti a vivere. “Se rientri in questo profilo, non esagerare, non sfidarti. Scegli un piccolo compito, regalati un prodotto per la pulizia che ti intriga e divertiti a utilizzarlo”, suggerisce Marchesi.

Lo smart working è utilizzato dalle aziende anche nel 2021 

Se negli ultimi due anni il lavoro agile si è rivelato uno strumento indispensabile per affrontare la crisi da Covid-19, nel 2021 il 39,2% delle imprese ha continuato a utilizzare lo smart working. Grazie al lavoro agile le imprese sono diventata più competitive, e hanno innovato prodotti e servizi migliorando la marginalità. Rispetto al periodo pre-Covid, il 23,4% delle imprese ha cambiato l’organizzazione dei processi di produzione e vendita, il 20,2% ha avviato la produzione di nuovi beni o servizi, il 9,6% ha dismesso linee di produzione ritenute non più interessanti. Sono alcune evidenze emerse dalla ricerca La Vita Agile, realizzata da MeglioQuesto e Tecnè, con l’obiettivo di misurare l’apprezzamento dello smart working in Italia.

Nel 2020 il 56% delle imprese ha fatto ricorso al lavoro agile

Dalla ricerca risulta come nel 2020, per fronteggiare l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica, il 56% delle imprese del campione abbia fatto ricorso al lavoro agile rispetto al 15,6% che ha invece utilizzato la cassa integrazione, il 12,2% che ha ridotto l’orario di lavoro dei dipendenti e il 4% che ha tagliato il numero di addetti. Finita la fase più acuta della pandemia, nel 2021 il 39,2% delle imprese ha continuato a utilizzare lo smart working, coinvolgendo nel lavoro da remoto il 28,9% degli addetti.

L’81% dei lavoratori apprezza il risparmio sui costi di spostamento

Per il 76,5% delle imprese, il rapporto tra azienda e lavoratori non ha subito sostanziali modifiche. Solo il 4,4% dei lavoratori impegnati nel lavoro da remoto non si è recato mai in azienda, mentre il 74,4% vi si reca almeno una volta al mese, e il 66,7% va sul posto di lavoro 1-2 volte a settimana. In larga misura i lavoratori apprezzano lo smart working. L’81% del campione apprezza il risparmio sui costi di spostamento, il 73% perché si evitano i pasti fuori casa, e il 52,2% per la migliore conciliazione dei tempi di vita familiari. Infine, per il 52,9% perché migliora la produttività, riporta Adnkronos.

Organizzazione del lavoro e paradigmi produttivi sono cambiati

“Dalla seconda metà del 2021 – commenta Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè – sembrano prendere forma nuovi paradigmi produttivi: l’utilizzo dello smart working sta cambiando le aziende, oltre ad aver cambiato la vita di milioni di italiani”.
E secondo Felice Saladini, ceo di MeglioQuesto, “è cambiata l’organizzazione del lavoro: oggi abbiamo una visione più comunitaria e meno gerarchica. Abbiamo riscoperto il valore della fiducia della formazione e l’importanza del dialogo sociale”.